La Fondazione Giovanna Dejua con il valido supporto di esperti, ha effettuato degli studi sulla Via Francigena con un apposito progetto di ricerca. La domanda iniziale è stata: ma questa "Via Francigena" cosa è stata davvero nella storia d'Europa?

Il percorso viario denominabile Via Francigena ha un'etimologia che rinvia inequivocabilmente ai territori “francesi”. Tuttavia, a livello locale era anche detta “Romea” perché conduceva a Roma, che era ed è il centro mondiale della cristianità. La Via Francigena è descrivibile come una rete di percorsi che univa le città dell'Europa continentale con Roma, tracciato che poi proseguiva nel Sud Italia in direzione delle città, aventi cattedrali e santuari cristiani, dove vi erano i porti per salpare verso la Terrasanta. La Via Francigena, quindi, metteva in comunicazione i principali centri di pellegrinaggio già a partire dalla fine dell'Alto Medioevo e costituiva una nuova rete viaria in sostituzione di quella preesistente realizzata dai romani che, a causa delle invasioni barbariche, non era più stata oggetto di manutenzioni. I pellegrinaggi ed il culto cristiano, nei secoli successivi alla caduta dell'Impero Romano d'Occidente, furono anche caratterizzati dalla venerazione delle reliquie, pratica devozionale che si sviluppò fortemente nei secoli X e XII.

Per essere più precisi, sebbene non sia possibile in modo puntuale per la molteplicità di direttrici percorse nel passato, la Via Francigena è individuabile nel tratto di Via Cassia che congiunge Roma con il nord. Uscendo dalla Capitale della Cristianità, proseguendo in direzione sud verso la Terrasanta, i pellegrini sceglievano in genere due itinerari - la Via Appia e la Via Prenestina/Casilina - che conducevano entrambe a Benevento. Una nota di curiosità che deve lasciar pensare è come i percorsi medioevali della Via Francigena abbiano solcato per primi quelli che nel XIX secolo saranno alcuni importanti tracciati ferroviari europei.

Infatti, attorno ai santuari di Santiago de Compostela, Roma e Gerusalemme, si erano creati dei poli urbani, mercantili, commerciali e viari che erano uniti da strade e porti.

Da questo punto di vista le vie Francigene Nord e Sud devono essere viste come una sorta di “asse attrezzato” che attraversa il continente e non certo come un itinerario lineare che parte da Canterbury per arrivare in Terrasanta, passando per Roma. Proprio per questo erano molti i pellegrini che da Roma proseguivano verso sud lungo la Via Appia, la Latina-Casilina e l’Appia Traiana, diretti verso il Sepolcro di Cristo o alla grotta dell’Arcangelo Michele sul Gargano. Inoltre la via che giungeva sino in Puglia era l’unica via per raggiungere le città costiere e i porti per l’imbarco verso Gerusalemme, vie non solo “religiose” ma grandi strade commerciali verso l’Oriente.

Almeno sino al VII-VIII secolo è stata dimostrata la continuità del tracciato primitivo della via Appia, tale percorso costringeva ad allungare di un giorno il cammino, ma era più “comodo” soprattutto per i carri e le merci. Passava per Ariccia, Lanuvio, sino a Capua dove risaliva per Benevento. Superato Benevento i pellegrini raggiungevano la costa attraverso l’Appia Traiana oppure si dirigevano in senso quasi orizzontale verso il Gargano al Santuario di San Michele Arcangelo. Di prassi s’imbarcavano da Brindisi o da Otranto appunto per la Terrasanta.

Possiamo quindi dire che la Francigena fu una via di comunicazione determinante per l’unità culturale europea del Medio Evo, su cui transitarono persone e merci con la lentezza e la profondità proprie di chi si muove a piedi. Un ritmo, quello dei propri passi che consente anche ai moderni pellegrini una migliore comprensione del territorio, delle genti, della storia, del passato e del presente. Il viaggio in una graduale immersione nelle radici della nostra cultura, in cui lasciare che le impercettibili modifiche del paesaggio, le piccole e grandi opere d’arte, ci trasmettano il loro messaggio, che possiamo assimilare passo dopo passo, con calma per comprenderne la vera essenza.

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